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sabato 31 marzo 2012

Kalenarte


Video sulle ultime iniziative di Kalenarte  (Sussanne Kessler e Stefania Fabrizi le artiste internazionali in questi giorni alle prese con la realizzazione delle due nuove istallazioni del territorio, che andranno ad arricchire uno scenario museale) e una mia intervista all'ideatore della rassegna Massimo Palumbo.

“Con la cultura si mangia…mangiamo cultura”. Intervista a Massimo Palumbo. 

Lo scorso 14 novembre è stata inaugurata ad Ardea a cura di Marcella Cossu e Fabio D’Achille presso la Raccolta Manzù, nell’ambito delle manifestazioni promosse da MAD Rassegna d’Arte Contemporanea di Latina, l’installazione “Mangiamo cultura, con la cultura si mangia” di Massimo Palumbo. Palumbo molisano d’origine “trapiantato”, come Manzù e molti altri, nell’ Agro romano è artista versatile “figura polivalente e complessa a cavallo tra architettura e ambiente, interprete ideale della concezione contemporanea dell’ecomuseo”; è inoltre l’ideatore e direttore del museo all’aperto d’arte contemporanea Kalenarte (di Casacalenda) e della ricca galleria che vanta opere dei più significativi artisti regionali e non solo. Il 18 febbraio, in occasione del finissage dell’esposizione dedicata all’installazione, si è tenuta ad Ardea una tavola rotonda dedicata al confronto tra la Raccolta Manzù intesa come museo legato al territorio e l’esperienza territoriale, che è andata ad arricchire il patrimonio culturale del piccolo paese molisano e del territorio circostante, attraverso i sedici interventi del Museo all’Aperto e le donazioni alla Galleria d’Arte Contemporanea “Franco Libertucci”. E’ stata l’occasione per far conoscere, anche al di fuori dalla regione, questa eccellenza culturale molisana che ha reso una piccola realtà civica esempio di museo diffuso per la valorizzazione territoriale. Abbiamo fatto qualche domanda a Massimo Palumbo sia in qualità di artista che di ideatore del museo all’aperto. 

Cominciamo con l’installazione che porta un titolo forte e impegnativo e parte dal presupposto che con la cultura si “dovrebbe mangiare”. Come è nata e si è strutturata l’idea e come è stata recepita dai fruitori? 

“con la cultura si mangia…mangiamo cultura” installazione 2011, si è vero il titolo è forte, significativo, hai ragione, ma non potrebbe essere diversamente. E stato per questo lavoro, lo è per altri. Opere di genere concettuali, spunti riflessivi, affrontati a volte in modo anche ironico, sull’ attualità sociale come “eppurepesa” (2010), “l’aria è irrespirabile” (1993), “spegniamo la luce” (1993) oppure “…un naufragio ci salverà” (1995). Tutti lavori che raccontano momenti della nostra contemporaneità, alla scala del personale, ma anche riferito a quanto di vissuto è intorno a noi. A titolo forte deve corrispondere un fare... arte forte e senza dubbi…per un messaggio forte per chi vede, per chi partecipa. Non è possibile, e stiamo negli ultimi mesi del 2010, che un ministro importante, di prima fila, un ministro della Repubblica dica: .....andate a mangiare cultura!. Questo mio lavoro nasce da questo episodio volgare, generatore di tagli, di soprusi che il mondo della cultura ha dovuto subire di recente e vuole riaffermare con forza al di là dell’ironia infelice del ministro, l’invito la necessità, di nutrirci di cultura, intesa come fonte di energia spirituale e bene di prima necessità, semplice ma essenziale, come può esserlo…. il pane. Per quanto riguarda il come, se i fruitori possano aver recepito l’idea, posso dirti che a me interessa il valore etico del fare arte….e faccio mio quanto detto da Vincenzo Scozzarella, Direttore Scientifico della Galleria Civica di Latina che a proposito di questo ma anche di altri miei lavori dice: “…contiene in sé un’impresa critica che punta anche sulla crescita dell’educazione dei visitatori…” . 

L’idea base “Mangiamo cultura” si può prestare anche ad un’altra chiave di lettura che riguarda il concetto di consumo. Il trionfo dell’oggetto come esibizione del segno-merce è uno dei punti critici dell’odierno “sistema” dell’arte. Come si può superare il binomio economia-godimento? 

No, sicuramente questa è una lettura che non mi appartiene. Personalmente diffido di chi propone segni-merce, e comunque a monte del mercato, il fare arte deve essere momento “etico” sempre, poi…. il mercato, quando c'è, se c'è. Mi rendo conto che si tratta di una posizione difficile...ma è così. 

Parliamo adesso di Kalenarte. Come si è rivelato l’incontro-confronto con la Raccolta Manzù e quali spunti nuovi sono nati per Casacalenda? Ci sono elementi che accumunano queste due realtà? 

Marcella Cossu Direttrice della GNAM Raccolta Manzù ha conosciuto il mio lavoro e naturalmente le diverse anime che lo compongono. Tra queste Kalenarte e il mio ventennale lavoro dedicato a questo progetto, la somma dei tanti interessi: l'arte, l'architettura, il paesaggio. Si scopre Kalenarte, Casacalenda, le sue potenzialità e si propone all'attenzione di quanti ruotano intorno allo GNAM Raccolta Manzù, una tavola rotonda ipotizzando un gemellaggio tra due territori diversi, ricchi di potenzialità. Il confronto tra la Raccolta Manzù intesa come museo legato al territorio, quello della campagna romana che nell'estendersi da Roma fino al Circeo ed oltre ha visto presenze significative di artisti che hanno legato il proprio nome a questi luoghi, ispirandosi e lasciando anche segni e tracce significative della loro presenza: Manzù, Cambellotti, Emilio Greco... altri. Da qui, un possibile parallelismo per una lettura capace di sottolineare l’esperienza territoriale di Kalenarte, che ha arricchito il patrimonio culturale di Casacalenda e del territorio circostante, attraverso i sedici interventi del Museo all’Aperto oltre alle donazioni alla Galleria d’Arte Contemporanea “Franco Libertucci”. L’occasione di questa Tavola rotonda è stata di eccezionale importanza per far conoscere, Kalenarte. Eccellenza culturale che ha reso una piccola realtà civica esempio di museo diffuso, capace di valorizzare un territorio non solo attraverso l’arte contemporanea ma anche tramite il sottolineare l'esistenza di un patrimonio naturalistico storico-artistico ed antropologico che lo caratterizza. Mi chiedi se sono nati nuovi spunti per Casacalenda.... In genere si semina, e se sono fiori, fioriranno si dice. Di sicuro ci sentiamo onorati di portare avanti questa incredibile esperienza e di doverci confrontare con nomi e situazioni che sono stati "miti " per noi, per la nostra storia. Voglio ricordare che già lo scorso anno in occasione del ventennale, abbiamo vissuto il privilegio di presentare Kalenarte, la sua storia, presso la Sala della Protomoteca in Campidoglio a Roma e anche quella fu una situazione esaltante. 

“E’ quanto meno straordinario poter ammirare una raccolta d’arte moderna in un luogo così lontano dai centri d’arte e dalle capitali della cultura. Se ciò avviene, come è avvenuto, è certo un esempio di come si può progredire e affermarsi nel campo storico culturale”. Queste le parole di Achille Pace per il catalogo del ventennale. In qualità di ideatore e curatore delle rassegne di Kalenarte, tra le realtà di certo più attive nel panorama artistico molisano, quali sono le potenzialità di crescita per il futuro e quali i progetti in cantiere? 

Abbiamo apprezzato le parole del Maestro Achille Pace e gli siamo grati per la vicinanza e la condivisione al nostro progetto. Si è straordinario, per il progetto, per il suo realizzarsi, per come si è potuto evolvere nel tempo. Dobbiamo ammettere che alla qualità del fare, del proporre, c'è testardaggine, ma cosa essenziale la condivisione di intenti per quanto riguarda "un bene comune". Oggi venti anni dopo si cominciano a vedere i primi frutti. 

Un pensiero, infine, vorrei chiedertelo sulla situazione della cultura nel Molise, sulle criticità e i punti forti, e su dove partire per una seria programmazione culturale. 

Oggi lo scenario Molisano pone all'attenzione di tutti noi la presenza di un importante attore: la Fondazione Molise Cultura, motore propulsivo per idee e creatività.... crescita. Da qui deve partire una seria programmazione culturale capace di mettere a sistema quanto il territorio esprime. Il Molise per quanto riguarda l'Arte Contemporanea ha progetti nazionali, internazionali che devono solo essere messi in rete. Bisognerà salvaguardare e potenziare le eccellenze esistenti, il Premio Termoli e la sua storia, Fuoriluogo a Campobasso per i contenuti e le proposte che ben sono state rappresentate ed animate negli anni, Kalenarte a Casacalenda con il Museo all'Aperto, per la unicità del progetto, la qualità e la coerenza nel tempo. Criticità per noi è la dispersione a pioggia delle risorse e disperdere il buono che già c'è. Il Molise, la sua cultura, il suo territorio possono essere posti all'attenzione di un palcoscenico più ampio, di valenza Europea. Un respiro sicuramente adeguato alle sue potenzialità. Oggi, la politica, le istituzioni e chi le rappresenta devono al più presto, prendere posizione, fare scelte e.... i momenti migliori possono essere proprio quelli di crisi o di grandi congiunture. 

Tommaso Evangelista (su Zenit Magazine di Marzo)

venerdì 23 marzo 2012

Helena Manzan



Teaser del documentario sulla pittrice brasiliana Helena Manzan

Presentato da D-Color e Kinoview
Scritto e diretto da Gianfranco Di Silvestro
Fotografia e riprese - Francesco Colantoni
Riprese Roma - Anita Maggio
Montaggio e color correction - Sara Groppi

Helena Manzan, è nata in Brasile da padre veneto e madre brasiliana. Laureata in accademia d’arte presso l’Università Federale di Uberlandia, (MG) Brasile, con specializzazione in programmazione visuale. Dalla fine degli anni ‘90 comincia ad esporre in America ed Europa. Dalle 2002 si trasferisce definitivamente in Italia, a Castel san Vincenzo, dove vive e lavora. Manzan ha tenuto numerose mostre in Brasile e in Italia, a New York, Londra, Lisbona e Novosibirsk.


Nelle ultime tendenze comunicative la percezione del linguaggio video tende a sostituire la funzione abituale del testo scritto. Il messaggio della scrittura, per dirla in forma semantica, che ha come potenziale liberatorio la qualità dell’immaginazione del lettore diventa, con il video e l’immagine cinematografica, percezione diretta dello spettatore dei mondi segreti dell’arte. Non a caso nel sistema comunicativo delle arti e in particolare dell’arte contemporanea il documento video serve a semplificare la visione e la comprensione del valore dell’artista che vive la solitudine preziosa della ricerca del proprio linguaggio. L’artista modella mondi inapparenti rendendoli oggetti di scambio con la collettività. Questa premessa come sostiene Pereira del magnifico Tabucchi scomparso da qualche giorno e a cui va tutta la mia umile devozione per averci portato la cultura portoghese (Lisbona) di un Pessoa, sostiene la forza dell’arte di un artista brasiliana, di lingua portoghese, che come Pessoa vive mondi solitari per estrarre linguaggi silenziosi da luoghi magici del Molise e renderli anime salubri che aiutano tutti noi a vivere con grazia questa confusione sociale che ci appesantisce ogni giorno di più l’esistenza. Sostiene Pereira che in questo video la Saudade tanto cara a Pessoa assume un senso condivisibile con leggerezza e partecipazione. Helena Manzan va ascoltata e vista con attenzione e appare la bellezza della “verità biologica dell’arte” dovuta alla sapienza del regista e degli operatori professionisti dell’immagine video che hanno costruito questo video e che ci offrono alcuni minuti di pace culturale che ci aiutano a vivere meglio. Antonio Picariello.
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